sábado, 19 de dezembro de 2009

Music - BEETHOVEN - THE COMPLETE SONATAS FOR PIANO AND VIOLIN



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Autore: Ludwig Van Beethoven
Titolo: The Complete Sonatas for piano and violin
Genere: Musica Classica
Anno: 2001
Etichetta: 3 CD Sony
Esecutori: ZINO FRANCESCATTI (violin) - ROBERT CASADESUS (piano)

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Sonata in re maggiore op. 12 n. 1 per violino e pianoforte

L'op.12, dedicata ad Antonio Salieri e pubblicata nel 1799, costituisce, anche per il suo impegno formale, il primo importante riferimento (dopo le

"Variazioni su un tema di Mozart", un "Rondò" in sol maggiore ed una serie di sei "Allemande") nella produzione beethoveniana per violino e pianoforte.
Qui, in questa unione strumentale che ha il suo diretto antecedente storico in Mozart, si registra una volta di più quell'interesse così vivo e così

insistente che Beethoven nutrì sempre per gli archi e per la tastiera, intesi come gli strumenti principi di una ricerca musicale che trae da ogni forma

espressiva (dalla Sonata per violino o per violoncello, al Quartetto) tutte le possibili conseguenze in termini di maturazione interiore e tecnica; anche

quando, apparentemente, gli esiti appaiono poco innovativi.
La Sonata in re maggiore, che, al pari delle due seguenti, trovò accoglienze ben poco incoraggianti da parte del pubblico, consta di 3 movimenti dal taglio

incisivo e dalla scrittura serrata.
C'è un "Allegro con brio", che esordisce con i 2 strumenti all'unisono in un disegno ritmico vigoroso, un "Andante con moto", che propone un tema seguito da

quattro variazioni (la terza in minore) interessanti ed espressive, quindi un giocoso "Allegro" in forma di rondò, aperto, alla maniera di un Concerto, da un

estroverso tema affidato al solo pianoforte, al quale si alternano nello svolgimento motivi melodicamente più distesi.
(durata 22 minuti)

Sonata in la maggiore op. 12 n. 2 per violino e pianoforte

Anche in questa Sonata, composta da Beethoven verso i 28 anni, si riscontra la limpidezza di scrittura che caratterizza la precedente. La pervade però un

carattere ironico e leggero che lascia un'impressione di maggiore estrosità e di un disinvolto, piacevole divagare dei motivi.
I tempi sono: "Allegro vivace", dal piglio spiritoso, "Andante, piuttosto Allegretto", dove i due strumenti dialogano in armonia, e un conclusivo "Allegro"

in forma di rondo-sonata, che porta a un sereno epilogo.
(durata 18 minuti)

Sonata in mi bemolle maggiore op. 12 n. 3 per violino e pianoforte

Di ardua esecuzione, la terza Sonata dell'op.12 esprime già dalle prime battute una natura spiccatamente concertistica, dal tono brillante, realizzandosi

quale sostanziosa anticipazione di capolavori a venire.
L'"Allegro con spirito" iniziale già nell'esposizione spinge il dialogo strumentale in precisi incastri d'agilità, che si rinnovano, più estesi, nello

sviluppo.
L'"Adagio con molt'espressione" in do maggiore stende le frasi con intensa commozione, rivelando nella parte centrale accenti dolorosi.
Conclude la composizione un "Rondò: Allegro molto" d'accesa vitalità, il cui tema principale, d'ascendenza haydniana, possiede un brio che spesso conduce a

un virtuosismo un poco manierato.
(durata 20 minuti)

Sonata in la minore op. 23 per violino e pianoforte

Dedicata al conte Moritz von Fries, la Sonata op. 23, scritta tra il 1800 ed il 1801, coeva della Seconda Sinfonia e del Terzo Concerto per pianoforte e

orchestra, esibisce una personalità del tutto originale rispetto alle Sonate precedenti, e per l'asciuttezza della scrittura e per l'aura di misteriosità che

emana.
Si entra in argomento subito, fin dalla prima battuta del "Presto" iniziale che si svolge in una tinta espressiva cupa, rischiarata qua e là da improvvisi

bagliori.
L'"Andante scherzoso, più Allegretto" in la maggiore si pone, in seguito a contrasto con una squisita leggerezza di tratto; emergono episodi fugati dalle

figurazioni eleganti.
L'"Allegro molto" recupera la tonalità minore e conclude con sobrietà; una seconda idea in maggiore lascia trasparire una curiosa parentela con l'incipit

dell'ultimo movimento della Sinfonia Jupiter di Mozart.
La chiusa di questo terzo tempo, che ricorre spesso al "piano" e al "pianissimo" quali indicazioni dinamiche, è sottovoce.
(durata 18 minuti)

Sonata in fa maggiore op. 24 "La primavera" per violino e pianoforte

Probabilmente la più nota nel gruppo delle prime Sonate per violino e pianoforte, l'op.24 (il cui fortunato titolo non è dovuto a Beethoven) ebbe una prima

stampa come op. 23, accanto alla Sonata in la minore a cura dell'editore Mollo di Vienna, nell'ottobre del 1801.
Solo in seguito, nel 1802, per rimediare a un disguido editoriale, fu ristampata separata e con il nuovo numero d'opera.
Sebbene l'indicazione originale fosse quella di "Sonate pour le PianoForte avec un Violon", in questo quinto lavoro beethoveniano il violino ha un ruolo per

nulla subordinato nei confronti della tastiera.
Inoltre la scrittura ne evidenzia le caratteristiche peculiari legando indissolubilmente il particolare timbro dello strumento alle idee musicali.
Questo carattere della Sonata si chiarisce già dall'"Allegro" iniziale, dove il violino espone un tema di semplice cantabilità, che si presta a uno sviluppo

abbastanza esteso, alternandosi a un secondo motivo più ritmicamente incisivo.
Seguono un "Adagio molto espressivo" dal tono intimo e meditativo, un brevissimo "Scherzo: Allegro molto", che pare anticipare, nel vivido tratto, certi

fogli d'album schumanniani, quindi un pacato ed esteso "Rondò: Allegro ma non troppo".
È la prima Sonata per violino e pianoforte strutturata in 4 movimenti.
(durata 24 minuti)

Sonata in la maggiore op. 30 n. 1 per violino e pianoforte

Con le 3 Sonate op. 30 si compie un altro passo nella scoperta tutta beethoveniana della forma e dello stile musicale, legata all'impulso dell'idea quanto al

continuo perfezionamento tecnico degli strumenti, in questo caso del pianoforte, nonché della tecnica violinistica, padroneggiata da virtuosi come Rode o

Kreutzer, che il maestro di Bonn conobbe.
Si tratta di lavori, diversi nei contenuti, che sostanziano l'orizzonte espressivo beethoveniano dei primi mesi del 1802, mesi cruciali, di grave crisi

interiore che di lì a poco produrranno il celebre documento noto come il "Testamento di Heiligenstadt".
Di questa crisi, comunque, non si riscontra traccia nella versione definitiva di questa prima Sonata (il Finale previsto finì poi come terzo movimento della

Sonata "a Kreutzer"), che si svolge in un'atmosfera di classicità rivisitata, dove in tutti e 3 i movimenti si sentono i modi di Mozart e Haydn:

dall'"Allegro" iniziale, con temi quasi inafferrabili, all'"Adagio, molto espressivo", che mantiene una tinta di serenità (in re maggiore), fino al pacato,

abbastanza tradizionale "Allegretto con Variazioni" (complessivamente sei, la quinta in minore).
La composizione mantiene una sua linea coerente, ma la temperatura generale è piuttosto tiepida, cosa poco comune in Beethoven.
(durata 21 minuti)

Sonata in do minore op. 30 n. 2 per violino e pianoforte

Questa Sonata di mezzo dell'op. 30 disattende completamente la formula della presentazione, per il pianoforte con accompagnamento di violino, e, anzi, appare

come la più avanzata del gruppo in quanto a solidità, virtuosismo e portata intellettuale della scrittura.
Essa anticipa, in qualche modo, la Sonata "a Kreutzer", composta circa un anno più tardi (1803).
Qui la tonalità di do minore, nella quale Beethoven espresse sempre accenti intensi, eroici o patetici - dal Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra, alla

Sonata op. 13, dal Quarto Quartetto op. 18 alla Quinta Sinfonia - sottolinea efficacemente l'indirizzo espressivo, che appare particolarmente deciso, senza

alcuna concessione al convenzionale.
Le idee sono meticolosamente selezionate e l'elaborazione è esemplare.
Il primo movimento, "Allegro con brio", che non porta il tradizionale segno di ritornello al termine dell'esposizione, ha un tono perentorio, mentre il seguente "Adagio cantabile", in la bemolle maggiore, ne appare come il prolungamento pensoso, teso in un misterioso raccoglimento.
Rasserenante è invece il conciso "Scherzo: Allegro" in do maggiore, di baldanzosa vivacità, cui si oppone il "Finale: Allegro", che recupera il modo minore con un vigore drammatico senza precedenti.
(durata 27 minuti)

Sonata in sol maggiore op. 30 n. 3 per violino e pianoforte

Concisa ed equilibratissima nei suoi caratteri espressivi, che si succedono in armoniosa contrapposizione, la Sonata in sol maggiore è l'ultima del gruppo dedicato ad Alessandro I di Russia, pubblicato dal "Bureau d'Arts et d'industrie" di Vienna nel corso del 1803.

In essa Beethoven si avvale di una scrittura semplice ed essenziale, evitando, una volta tanto, la ricerca e la sperimentazione, per riscoprire invece spiritose agilità e placidità domestiche.
I movimenti sono 3: un "Allegro assai", d'una irruenza appena trattenuta da episodi contrappuntistici brevi e lirici, quindi un "Tempo di Minuetto, ma molto

moderato e grazioso", in mi bemolle maggiore, malinconicamente effusivo, infine un "Allegro vivace", arioso e dal ritmo ininterrotto, vicino alla circolarità del moto perpetuo.
Qui il motivo principale, già accennato sul finire del tempo precedente, fiorisce di trilli e acciaccature, esprimendo una gioiosa e spensierata vitalità.
Tali caratteristiche conferiscono a questa Sonata un posto di assoluto rilievo nella produzione beethoveniana per violino e pianoforte.
(durata 18 minuti)

Sonata in la maggiore op. 47 "a Kreutzer" per violino e pianoforte

La nona Sonata per violino e pianoforte, composta quasi completamente all'inizio del 1803, fu presentata personalmente da Beethoven all'Aufgarten di Vienna nel mese di maggio, insieme al violinista mulatto George Polgreen Bridgetower.
Oggi gode di enorme popolarità e si può considerare la preferita del pubblico e degli interpreti.
Si tratta di un'opera dalla struttura studiatissima e dai temi pregnanti, ben definiti, d'un fascino inconfondibile, le cui ampie dimensioni, eccezionali per l'epoca, non ne hanno per nulla frenato la diffusione.
Effettivamente, si stampa nella memoria con la naturalezza delle cose perfette, sebbene sia tutt'altro che semplice sotto il profilo compositivo.
I virtuosi da sempre la prediligono anche per le opportunità che concede ai fini del puro spettacolo, dato il suo grande impegno emotivo e tecnico, sia per il violinista che per il pianista.
Al di là delle motivazioni più esteriori, questa Sonata è di notevole modernità, sia per il rapporto paritario tra i 2 strumenti, con punte di elevata difficoltà ("Sonata per il Pianoforte e un Violino obbligato, scritta in uno stile molto concertante, quasi come d'un concerto", aveva indicato lo stesso Beethoven) sia per la densità strutturale che non viene mai meno, nonostante i limiti d'estensione dei singoli tempi (soprattutto il primo) siano tali da poter diluire la tensione degli svolgimenti.
Incisivo e potente si presenta il movimento d'apertura, dove l'introduzione "Adagio sostenuto" prepara lo scatenarsi del "Presto" impetuoso ed eroico, in cui trovano spazio pensosi ripiegamenti.
Al respiro sinfonico di questa pagina fa seguito poi un "Andante con variazioni" dal tono sdrammatizzante e dalla grazia leggermente irrequieta.
Una poeticità astratta, precorritrice di successive conquiste fa la sua comparsa nell'episodio che segue la quarta variazione e che conclude il movimento.
Con un guizzante ritmo di tarantella si sviluppa invece il "Finale: Presto" (che secondo un precedente piano avrebbe dovuto concludere l'op. 30 n. 1), in cui si inseriscono brevi momenti contemplativi sempre interrotti da animate riprese.
La Sonata op. 47, originariamente scritta per Bridgetower, in seguito a qualche screzio mai ben chiarito, cambiò destinatario. L'edizione stampata nel 1805

da Simrock recava la dedica al celebre strumentista Rudolph Kreutzer (1766-1831), il quale, ironia della sorte, non l'apprezzò.
(durata 42 minuti)

Sonata in sol maggiore op. 96 per violino e pianoforte

A 42 anni Beethoven pose termine al ciclo delle Sonate per violino e pianoforte con questo decimo lavoro, quasi 10 anni dopo l'op. 47.

Non è certo in base a un disegno premeditato che in seguito il maestro tedesco abbandonò questo genere di composizione, ma sta di fatto che, per una di

quelle fatali coincidenze che caratterizzano tutta la produzione beethoveniana, quest'ultima esperienza sonatistica si fa portatrice di un messaggio riassuntivo e in qualche modo definitivo, che si traduce in una scrittura sapiente, in una maturità pacata e profonda che nobilita armoniosamente tutti e 4 i movimenti della partitura.
Completamente immerso in questo clima di serena saggezza è il primo tempo, "Allegro moderato", che si affida subito a un breve inciso del violino solo, da cui prende corpo una trama salda e trasparente, elegante ma non superficiale.
Abbiamo poi un "Adagio espressivo", in mi bemolle maggiore, di una dolcezza sussurrata, liricamente sospesa, da cui sgorga quasi per incanto l'agile "Scherzo: Allegro".
Il conclusivo movimento "Poco Allegretto" prende spunto da un motivo popolare viennese, di ingenua semplicità, che presto si trasforma in un saggio dell'abilità compositiva beethoveniana e della concretezza del suo pensiero: nel suo svolgimento, in forma di variazioni, spicca per trasfigurazione poetica l'"Adagio espressivo".
Più tradizionale l'epilogo vero e proprio, che rallenta il movimento, "Poco Adagio", per introdurre le ultime battute in tempo "Presto". Composta nel 1812 per il violinista francese Pierre Rode, che la eseguì in un concerto privato alla fine dello stesso anno, questa Sonata fu pubblicata qualche tempo dopo, nel 1816, con dedica all'arciduca Rodolfo d'Austria.
(durata 29 minuti)


::->ZINO FRANCESCATTI<-::

Zino (esattamente René-Charles) Francescatti (Marsiglia, 9 agosto 1902 – La Ciotat, 17 settembre 1991) è stato un violinista francese.
Figlio di musicisti: suo padre René, violinista e violoncellista di origine italiana, aveva studiato con Camille Sivori, un allievo di Niccolò Paganini.
Zino Francescatti fu un enfant prodige, che si esibì in pubblico con il concerto di Beethoven all'età di dieci anni!
Francescatti era considerato uno specialista di Paganini, e la sua registrazione del concerto numero 1 di Paganini è ancora considerata un punto di

riferimento per l'elevata tecnica esecutiva. Notevoli anche le registrazioni delle sonate di Beethoven per piano e violino con Robert Casadesus, il concerto

n° 3 per violino e orchestra di Saint-Saëns e quelli di Bruch e Mendelssohn.
Nel 1927, andò a Parigi per insegnare alla École Normale de Musique. La sua carriera conobbe un appannamento dopo la sua partenza per gli Stati Uniti, quando durante il secondo conflitto mondiale ridusse la sua attività concertistica, per poi trovare il giusto riconoscimento nei successivi anni '50.
Quattro artisti hanno influenzato particolarmente l'arte di Zino Francescatti: Jacques Thibaud, che lo protesse e lo incoraggiò nei momenti difficili;

Maurice Ravel, del quele fu amico e fedele interprete (l'equivalente di Vlado Perlemuter per il piano) ; Bruno Walter, che lo diresse in varie occasioni; e Robert Casadesus, con il quale formò un duo affiatato.
Suonava sullo Stradivari "Hart", successivamente appartenuto a Salvatore Accardo.
Morì a La Ciotat, Provenza-Alpi-Costa Azzurra, Francia all'età di 89 anni.


::->ROBERT CASADEUS<-::

Robert Casadesus (Parigi, 7 aprile 1899 – Parigi, 19 settembre 1972) è stato un pianista e compositore francese. Egli fu un membro importante della celebre famiglia di musicisti essendo stato nipote di Henri Casadesus e Marius Casadesus, marito di Gaby Casadesus e padre di Jean Casadesus.
Robert Casadesus studiò al Conservatoire de Paris con Louis Diémer, ottenendo il Premier Prix nel 1913 ed il Prix Diémer nel 1920. Entrò poi a far parte della classe di Lucien Capet, che ebbe una grande importanza nella sua formazione di pianista. Capet fondò un famoso quartetto che portava il suo nome, nel quale suonarono gli zii di Robert, Henri e Marcel.
I componenti del quartetto provavano spesso a casa di Robert, e fu così che egli si interessò presto alla musica da camera. I quartetti di Beethoven non avevano segreti per lui, visto che li conosceva profondamente prima ancora di averli suonati.
A partire dal 1922, Casadesus collaborò con il compositore Maurice Ravel, nella stesura del catalogo delle sue opere, ed eseguì concerti, dividendo il palcoscenico con l'amico, in Francia, Spagna ed Inghilterra.
Casadesus girò il mondo per la sua attività di pianista, spesso in duo con la moglie Gaby, che aveva sposato nel 1921.
Dal 1935 Casadesus insegnò all'American Conservatory di Fontainebleau. Passò, assieme alla sua famiglia, il periodo della seconda guerra mondiale interamente negli Stati Uniti. Egli visse a Princeton nel New Jersey. Insegnò ad un grande numero di futuri pianisti, in tutta Europa, fra i quali si ricordano Claude Helffer e Monique Haas.
Il suo stile esecutivo ricalcava quello classico con un delicato approccio alla linea melodica delle composizioni. Egli fu un fine interprete delle musiche di Mozart. Fra le sue molte incisioni si ricordano opere di Ravel, e la sonata per violino e pianoforte a Kreutzer di Beethoven da lui eseguita con il violinista Zino Francescatti e riproposta poi in DVD.
Casadesus eseguì, assieme a sua moglie Gaby ed al loro figlio Jean i concerti di Mozart per 2 e 3 pianoforti. Registrarono questi concerti con la Columbia Symphony e la Cleveland Orchestra dirette da George Szell oltre che con l'Orchestra Sinfonica di Filadelfia diretta da Eugene Ormandy per la Sony Classical.]


::->DATI TECNICI E NOTE<-::

3 CD IN FORMATO FLAC
INCLUSI COVER E BOOKLET










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